Matteo de Mayda
[eng below]
Cripta747 è lieta di presentare la mostra Non c’è quiete dopo la tempesta, una selezione di fotografie di reportage, video, materiali d’archivio e immagini scientifiche, contenuti dell’omonimo progetto di ricerca che, dal 2019, il fotografo Matteo de Mayda porta avanti con l’obiettivo di raccontare la storia della tempesta Vaia e delle comunità che ha colpito nel nord-est dell’Italia.
La mostra è sviluppata in collaborazione con CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia - e si inserisce nelle attività ideate dal centro per FUTURES Photography 2021.
Tra il 26 e il 30 ottobre 2018, un evento atmosferico estremo si è abbattuto sull’Italia, colpendo con violenza il Trentino, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Nella notte del 29 ottobre, in particolare, in alcune vallate delle Dolomiti e delle Prealpi venete la pioggia incessante ha fatto esondare i torrenti e lo scirocco ha soffiato fino a 200 chilometri orari, schiantando al suolo circa 14 milioni di alberi: un fenomeno senza precedenti in Italia. Il giorno dopo, gli abitanti di quelle vallate hanno avuto solo qualche attimo per contemplare il paesaggio sconvolto, poi hanno dovuto subito rimboccarsi le maniche per rimediare ai danni più evidenti: edifici danneggiati, case scoperchiate, strade e piazze inondate di terra e di tronchi e fango, letti dei torrenti dissestati, acquedotti distrutti, linee elettriche e telefoniche cadute a terra. Si stima che la tempesta, che per la sua intensità è stata classificata come uragano, abbia devastato circa 42.500 ettari di foreste (pari a 70 mila campi di calcio), per un danno economico complessivo di quasi 3 miliardi.
A distanza di tre anni, l’emergenza non si può dire conclusa e le conseguenze della tempesta Vaia sono ancora tangibili. Molti alberi sono ancora a terra, perché raccoglierli è un’operazione complessa che richiede esperienza e risorse.
Del loro legno si nutre il bostrico tipografo, un coleottero parassita che dalle piante divelte è passato a quelle ancora in piedi, generando un danno sei volte maggiore rispetto a quello causato dalla tempesta. Inoltre, gli alberi caduti non svolgono più la funzione di protezione contro frane e valanghe, e i letti dei torrenti ormai dissestati non sono più in grado di incanalare e contenere l’acqua. Come se non bastasse, l’economia delle comunità montane ha subito perdite incalcolabili: il prezzo del legno è crollato e molte attività turistiche sono state chiuse temporaneamente.
Le tempeste hanno sempre fatto parte della storia dei boschi, ma non c’è dubbio che il cambiamento climatico ne stia amplificando la portata e la frequenza. L’aumento di temperatura di due gradi del Mar Mediterraneo ha sicuramente contribuito all’intensità con cui Vaia si è abbattuta su queste terre. Così, mentre la vita degli abitanti delle zone colpite da Vaia ritorna faticosamente alla normalità, ogni soffio di vento porta con sé una domanda inquietante: quando arriverà la prossima tempesta e cosa lascerà dietro di sé?
Miscelando foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche, questo progetto ha l’obiettivo di raccontare le cause e le conseguenze meno visibili della tempesta Vaia. Nato quando l’emergenza era già finita e sviluppato nel corso di tre anni, si prefigge di analizzare quanto è accaduto con il tempo necessario per ponderare cause, responsabilità, conseguenze, opportunità e prospettive future, sensibilizzando il pubblico sul tema del cambiamento climatico. Grazie al contributo del grant ISPA edizione 2021, Matteo de Mayda ha potuto concentrarsi per 6 mesi sulla reazione delle comunità colpite dalla tempesta Vaia: una serie di iniziative solidali di privati e imprenditori che, oltre a sostenere l’economia locale, provano a ricucire passato e futuro, costruendo sui resti della tempesta un nuovo spirito per la collettività.
L’indagine di de Mayda si è avvalsa della collaborazione dei Dipartimenti TESAF e DAFNAE dell’Università degli Studi di Padova, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Bologna e del giornalista Cosimo Bizzarri.
-
Matteo de Mayda (Treviso, 1984) è un fotografo con base a Venezia, rappresentato dall’agenzia Contrasto. La sua ricerca visiva è focalizzata su cause sociali e ambientali. Ha partecipato a diverse mostre in Italia e all’estero, esponendo le sue opere presso le Nazioni Unite (Ginevra, 2013), Biennale di Architettura (Venezia, 2016), Head On Photo Festival (Sidney, 2020), MUFOCO (Milano, 2021) e Triennale (Milano, 2021). Nel 2019 ha pubblicato “Era Mare”, un libro dedicato al fenomeno dell’alta marea a Venezia, il cui intero ricavato è stato devoluto in beneficenza ai commercianti della città. Nel 2020 è stato premiato tra i vincitori del bando “REFOCUS” del MIBACT per il suo lavoro sul Covid-19. Nello stesso anno è stato selezionato dalla rivista ARTRIBUNE come miglior giovane fotografo italiano. Nel 2021 viene selezionato tra gli autori emergenti dal programma dell’Unione Europea “Futures Photography” e vince il grant Italian Sustainability Photo Award (ISPA) con il suo progetto sulla tempesta Vaia. Le sue immagini sono state pubblicate su The New York Times, The Guardian, The Washington Post, British Journal of Photography, Internazionale, Die Zeit, National Geographic e Vogue.
Matteo de Mayda
Cripta747 is pleased to present There is no calm after the storm, an exhibition with a selection of reportage photos, videos, archival materials and scientific images from the research project on which the photographer Matteo de Mayda has been working since 2019 with the aim of telling the story of the Vaia storm and of the communities that it has hit in the North-East of Italy .
The exhibition is developed in collaboration with CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia - and is part of the activities conceived by the center for FUTURES Photography 2021.
An extreme weather event hit Italy between 26 and 30 October 2018, devastating parts of Trentino, Veneto and Friuli-Venezia Giulia. During the night of 29 October in particular, in a number of valleys in the Dolomites and the Venetian Prealps, the incessant rain had rivers bursting their banks and the 200 km/h (124 mph) sirocco winds brought around 14 million trees to crash to the ground: an event the likes of which Italy had never seen before. The following day, the people living in those valleys had just a few moments to observe their devastated landscape before rolling up their sleeves to repair the most obvious damage: damaged buildings, roofless houses, streets and squares strewn with earth, logs and mud, destabilised river beds, destroyed water mains, power and telephone lines lying prostrate on the ground. It's estimated that the storm, classified as a hurricane due to its strength, devastated around 42,500 hectares of forest (equivalent to 70,000 football pitches), and caused €3 Bn worth of damage.
Three years on and it's impossible to consider the emergency over, the consequences of Storm Vaia are still perfectly evident. Many trees are still lying on the ground, removing them is a complex operation that requires expertise and resources.
The European spruce bark beetle feeds on their wood, a parasitic beetle that has moved on and is now feeding on the trees that are still standing, causing six times the damage that was generated by the storm itself. Furthermore, fallen trees are no longer able to provide protection against landslides and avalanches, and the now unstable river beds are no longer able to channel and contain water. As if that wasn't enough, the local economy in these mountain communities has suffered incalculable damage: the price of wood has plummeted and many tourism related businesses have been temporarily closed.
Storms have always been a fact of life in these woodland areas, but there's no doubt that climate change is increasing their strength and frequency. The Mediterranean Sea's two-degree temperature increase certainly contributed to the intensity with which Vaia hit these areas. So, while the lives of those living in the storm affected areas slowly return to normal, each gust of wind brings with it an unsettling question: when will the next storm arrive and what will it leave in its wake?
By bringing together a mix of archival and reportage photos, satellite and microscope images, individual testimonies and scientific theories, this project aims to tell the story of the less visible causes and impacts of Storm Vaia. Set up after the emergency was over and developed over the course of three years, its primary objective is to study what actually happened by taking the necessary time to consider the causes, responsibilities, consequences, opportunities and future prospects, whilst simultaneously raising awareness with respect to climate change.
Thanks to the grant he received from the 2021 edition of ISPA, the photographer Matteo de Mayda was able to spend 6 months focusing on the reaction of the communities affected by Storm Vaia: a series of solidarity initiatives set up by private individuals and business people who, in addition to supporting the local economy, are trying to mend both the past and the future, building a new community spirit on the remains of the storm.
In conducting his work the photographer collaborated with the University of Padua's TESAF (Department of Land, Environment, Agriculture and Forestry) and DAFNAE (Department of Agronomy, Food, Natural Resources, Animals and Environment), the National Research Council (CNR) in Bologna and with journalist Cosimo Bizzarri.
-
Matteo de Mayda (b. 1984, Italy) is a Venice-based photographer represented by Contrasto. His visual research focuses on social and environmental causes. He participated in several exhibitions, including the United Nations (Geneva, 2013), the Venice Biennale of Architecture (Venice, 2016), Head On Photo Festival (Sidney, 2020), MUFOCO (Milan, 2021) and Triennale (Milan, 2021). In 2019 he published "Era Mare", a book about the high water in Venice, whose entire proceeds went to the shopkeepers in need of help. In 2020 he was among the winners of the "REFOCUS" call by MIBACT for his work on Covid-19. In the same year he was selected by ARTRIBUNE magazine as the best young Italian photographer of the year. In 2021 he was selected by CAMERA among the emerging authors of the European Union program "Futures Photography" and won the Italian Sustainability Photo Award (ISPA) grant with his project about the Vaia storm. His images have been featured in The New York Times, The Guardian, The Washington Post, British Journal of Photography, Internazionale, Die Zeit, National Geographic and Vogue.
Matteo de Mayda
[eng below]
Cripta747 è lieta di presentare la mostra Non c’è quiete dopo la tempesta, una selezione di fotografie di reportage, video, materiali d’archivio e immagini scientifiche, contenuti dell’omonimo progetto di ricerca che, dal 2019, il fotografo Matteo de Mayda porta avanti con l’obiettivo di raccontare la storia della tempesta Vaia e delle comunità che ha colpito nel nord-est dell’Italia.
La mostra è sviluppata in collaborazione con CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia - e si inserisce nelle attività ideate dal centro per FUTURES Photography 2021.
Tra il 26 e il 30 ottobre 2018, un evento atmosferico estremo si è abbattuto sull’Italia, colpendo con violenza il Trentino, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Nella notte del 29 ottobre, in particolare, in alcune vallate delle Dolomiti e delle Prealpi venete la pioggia incessante ha fatto esondare i torrenti e lo scirocco ha soffiato fino a 200 chilometri orari, schiantando al suolo circa 14 milioni di alberi: un fenomeno senza precedenti in Italia. Il giorno dopo, gli abitanti di quelle vallate hanno avuto solo qualche attimo per contemplare il paesaggio sconvolto, poi hanno dovuto subito rimboccarsi le maniche per rimediare ai danni più evidenti: edifici danneggiati, case scoperchiate, strade e piazze inondate di terra e di tronchi e fango, letti dei torrenti dissestati, acquedotti distrutti, linee elettriche e telefoniche cadute a terra. Si stima che la tempesta, che per la sua intensità è stata classificata come uragano, abbia devastato circa 42.500 ettari di foreste (pari a 70 mila campi di calcio), per un danno economico complessivo di quasi 3 miliardi.
A distanza di tre anni, l’emergenza non si può dire conclusa e le conseguenze della tempesta Vaia sono ancora tangibili. Molti alberi sono ancora a terra, perché raccoglierli è un’operazione complessa che richiede esperienza e risorse.
Del loro legno si nutre il bostrico tipografo, un coleottero parassita che dalle piante divelte è passato a quelle ancora in piedi, generando un danno sei volte maggiore rispetto a quello causato dalla tempesta. Inoltre, gli alberi caduti non svolgono più la funzione di protezione contro frane e valanghe, e i letti dei torrenti ormai dissestati non sono più in grado di incanalare e contenere l’acqua. Come se non bastasse, l’economia delle comunità montane ha subito perdite incalcolabili: il prezzo del legno è crollato e molte attività turistiche sono state chiuse temporaneamente.
Le tempeste hanno sempre fatto parte della storia dei boschi, ma non c’è dubbio che il cambiamento climatico ne stia amplificando la portata e la frequenza. L’aumento di temperatura di due gradi del Mar Mediterraneo ha sicuramente contribuito all’intensità con cui Vaia si è abbattuta su queste terre. Così, mentre la vita degli abitanti delle zone colpite da Vaia ritorna faticosamente alla normalità, ogni soffio di vento porta con sé una domanda inquietante: quando arriverà la prossima tempesta e cosa lascerà dietro di sé?
Miscelando foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche, questo progetto ha l’obiettivo di raccontare le cause e le conseguenze meno visibili della tempesta Vaia. Nato quando l’emergenza era già finita e sviluppato nel corso di tre anni, si prefigge di analizzare quanto è accaduto con il tempo necessario per ponderare cause, responsabilità, conseguenze, opportunità e prospettive future, sensibilizzando il pubblico sul tema del cambiamento climatico. Grazie al contributo del grant ISPA edizione 2021, Matteo de Mayda ha potuto concentrarsi per 6 mesi sulla reazione delle comunità colpite dalla tempesta Vaia: una serie di iniziative solidali di privati e imprenditori che, oltre a sostenere l’economia locale, provano a ricucire passato e futuro, costruendo sui resti della tempesta un nuovo spirito per la collettività.
L’indagine di de Mayda si è avvalsa della collaborazione dei Dipartimenti TESAF e DAFNAE dell’Università degli Studi di Padova, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Bologna e del giornalista Cosimo Bizzarri.
-
Matteo de Mayda (Treviso, 1984) è un fotografo con base a Venezia, rappresentato dall’agenzia Contrasto. La sua ricerca visiva è focalizzata su cause sociali e ambientali. Ha partecipato a diverse mostre in Italia e all’estero, esponendo le sue opere presso le Nazioni Unite (Ginevra, 2013), Biennale di Architettura (Venezia, 2016), Head On Photo Festival (Sidney, 2020), MUFOCO (Milano, 2021) e Triennale (Milano, 2021). Nel 2019 ha pubblicato “Era Mare”, un libro dedicato al fenomeno dell’alta marea a Venezia, il cui intero ricavato è stato devoluto in beneficenza ai commercianti della città. Nel 2020 è stato premiato tra i vincitori del bando “REFOCUS” del MIBACT per il suo lavoro sul Covid-19. Nello stesso anno è stato selezionato dalla rivista ARTRIBUNE come miglior giovane fotografo italiano. Nel 2021 viene selezionato tra gli autori emergenti dal programma dell’Unione Europea “Futures Photography” e vince il grant Italian Sustainability Photo Award (ISPA) con il suo progetto sulla tempesta Vaia. Le sue immagini sono state pubblicate su The New York Times, The Guardian, The Washington Post, British Journal of Photography, Internazionale, Die Zeit, National Geographic e Vogue.
Matteo de Mayda
Cripta747 is pleased to present There is no calm after the storm, an exhibition with a selection of reportage photos, videos, archival materials and scientific images from the research project on which the photographer Matteo de Mayda has been working since 2019 with the aim of telling the story of the Vaia storm and of the communities that it has hit in the North-East of Italy .
The exhibition is developed in collaboration with CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia - and is part of the activities conceived by the center for FUTURES Photography 2021.
An extreme weather event hit Italy between 26 and 30 October 2018, devastating parts of Trentino, Veneto and Friuli-Venezia Giulia. During the night of 29 October in particular, in a number of valleys in the Dolomites and the Venetian Prealps, the incessant rain had rivers bursting their banks and the 200 km/h (124 mph) sirocco winds brought around 14 million trees to crash to the ground: an event the likes of which Italy had never seen before. The following day, the people living in those valleys had just a few moments to observe their devastated landscape before rolling up their sleeves to repair the most obvious damage: damaged buildings, roofless houses, streets and squares strewn with earth, logs and mud, destabilised river beds, destroyed water mains, power and telephone lines lying prostrate on the ground. It's estimated that the storm, classified as a hurricane due to its strength, devastated around 42,500 hectares of forest (equivalent to 70,000 football pitches), and caused €3 Bn worth of damage.
Three years on and it's impossible to consider the emergency over, the consequences of Storm Vaia are still perfectly evident. Many trees are still lying on the ground, removing them is a complex operation that requires expertise and resources.
The European spruce bark beetle feeds on their wood, a parasitic beetle that has moved on and is now feeding on the trees that are still standing, causing six times the damage that was generated by the storm itself. Furthermore, fallen trees are no longer able to provide protection against landslides and avalanches, and the now unstable river beds are no longer able to channel and contain water. As if that wasn't enough, the local economy in these mountain communities has suffered incalculable damage: the price of wood has plummeted and many tourism related businesses have been temporarily closed.
Storms have always been a fact of life in these woodland areas, but there's no doubt that climate change is increasing their strength and frequency. The Mediterranean Sea's two-degree temperature increase certainly contributed to the intensity with which Vaia hit these areas. So, while the lives of those living in the storm affected areas slowly return to normal, each gust of wind brings with it an unsettling question: when will the next storm arrive and what will it leave in its wake?
By bringing together a mix of archival and reportage photos, satellite and microscope images, individual testimonies and scientific theories, this project aims to tell the story of the less visible causes and impacts of Storm Vaia. Set up after the emergency was over and developed over the course of three years, its primary objective is to study what actually happened by taking the necessary time to consider the causes, responsibilities, consequences, opportunities and future prospects, whilst simultaneously raising awareness with respect to climate change.
Thanks to the grant he received from the 2021 edition of ISPA, the photographer Matteo de Mayda was able to spend 6 months focusing on the reaction of the communities affected by Storm Vaia: a series of solidarity initiatives set up by private individuals and business people who, in addition to supporting the local economy, are trying to mend both the past and the future, building a new community spirit on the remains of the storm.
In conducting his work the photographer collaborated with the University of Padua's TESAF (Department of Land, Environment, Agriculture and Forestry) and DAFNAE (Department of Agronomy, Food, Natural Resources, Animals and Environment), the National Research Council (CNR) in Bologna and with journalist Cosimo Bizzarri.
-
Matteo de Mayda (b. 1984, Italy) is a Venice-based photographer represented by Contrasto. His visual research focuses on social and environmental causes. He participated in several exhibitions, including the United Nations (Geneva, 2013), the Venice Biennale of Architecture (Venice, 2016), Head On Photo Festival (Sidney, 2020), MUFOCO (Milan, 2021) and Triennale (Milan, 2021). In 2019 he published "Era Mare", a book about the high water in Venice, whose entire proceeds went to the shopkeepers in need of help. In 2020 he was among the winners of the "REFOCUS" call by MIBACT for his work on Covid-19. In the same year he was selected by ARTRIBUNE magazine as the best young Italian photographer of the year. In 2021 he was selected by CAMERA among the emerging authors of the European Union program "Futures Photography" and won the Italian Sustainability Photo Award (ISPA) grant with his project about the Vaia storm. His images have been featured in The New York Times, The Guardian, The Washington Post, British Journal of Photography, Internazionale, Die Zeit, National Geographic and Vogue.