Industrial toxins and wastes are in the air and oceans,
and buried and heaped up on the land.
Dale Pendell
Refuse obedience, suddenly.
And you can't either pursue it or condemn it: it is another "nature".
Anna Maria Ortese
[ita below]
Ever since the title of his personal exhibition at Cripta747, Marco Pio Mucci (Benevento, 1990) projects us towards a (human) future and a personal date. The title sounds like a sort of imperative to the future and an imaginary self-portrait borrowed from a 1996 movie by the Neapolitan director Antonio Capuano1, a movie with different narrative plans and with an ambiguous and contradictory script. It could be the scene of a crime, of an injustice repeatedly shown from different points of view, different perspectives, but always with a determined suspense, a bitter and hopeful wait. The transpositions of the life and psyche of the protagonists, of their social and moral dramas, of their underworld and of a hypocritical candid Catholic faith are mingled in an unexpected, outwardly wrong way. The organization of narrative sequences surrenders to the toothed angles, to the raw surfaces of imagination that often coincide with reality, nourished and exasperated by it.
The drawings on display are characterized by a similar construction of coexistences, of multiple temporal and spatial planes poised between fiction and mimesis. Mostly biro on velin d'arches paper besides a series in graphite, all in the same rectangular format fixed on wood, the drawings organize, through details and figurative dedication, plausible and implausible landscapes. The daily life surrounding the artist, both in its physical and imaginary dimension, merges with the daily technique that he decides to introduce into his environment – a technique to position himself and find himself in the world.
Here too, as in the district displayed in Capuano’s film, there is a lot to be accomplished, an optical error to be modified on the sheet. Daily life can thus be altered with one’s own hands, with an immediate potential, allowing unapproachable worlds to coexist: a pirate vessel and an urban street of a former industrial city. Or the debris of an environmental disaster and the windows of an art space. Even in these images there is an insoluble dilemma, a mystery in the configuration of objects, in what they are. An ontology mutated into hauntology, covered by an unrecognizable and alienating layer, a spectral and almost organic patina.
The artist draws the urban environment that surrounds Cripta 747’s new space, in via Catania 15 in Borgo Rossini district, its transformations and its current skin. An operational absence runs through the infrastructure, through the portrayed objects and natural elements. The drawings propose a kind of portraiture that spares no aspect of the neighborhood: from the Dora river to architecture, from the Fiat cars parked next to the sidewalk to the windows of Cripta747.
This scenario, mixed with everyday objects and Mucci’s subjectivity, shows how space is the result of social, political, economic, cultural and environmental processes in which humanity participates2. The works are presented as architectural and urban reliefs, built with processes of descriptive geometry on portions of structures and infrastructures.
The same technical process also concerns dry-point engravings, a technique used by the artist for the first time and with which, changing the colours, he repeats the same iconography. In these works we find combinations of different objects, such as billiards or a sailing ship, personal fetishes of the artist’s imagination, bursting as intruders to upset the public, showing sections of contention with and within the socio-natural hegemonic order.
The image of a shrub appears among the portraits. It is a medlar tree. And it looks like a personal and biographical epiphany of Mucci’s garden, also present near Cripta 747. The artist is pleased with this unaccountable surprise, with a pre-existing and unknowable nature which can yet be intertwined with bonds and communications beyond mechanical and human temporality. Each leaf, its details, its woody parts are elements of a language and an enchantment grammar with which to share intimacy.
From the calm portraiture of Mucci’s drawing practice emerges a merciless constellation of human conflicts with its own landscape and urban metabolism: industrialization corpses, polluted waters, urban waste marked with toxicity.
Political ecology in Turin, as in many other industrial cities, could be a working class ecology3 based on a twofold injustice: an ecological and a social one. A double colonialism: the exploitation of local land and of the bodies coming from the South. A flow of substances and a flow of bodies. A conflict between production and reproduction, environment and life.
The stakes are to come, as in the linguistic leap of the title that mimes the way of speaking of a child who lives in a poor neighborhood in one of the suburbs of Europe. All this is measured by images from other contexts. As in the poetics and practice of Mucci – a changeable adherence to the meshes of everyday life in which one is entangled with devotion.
Sonia D'Alto
[1] Pianese Nunzio, 14 anni a maggio.
[2] Judith Butler, L’alleanza dei corpi, Nottetempo, Milano, 2017.
[3] Stefania Barca, Ecologia Operaia, in Ecologie del Presente, Trame, Pratiche e Saperi per un'Ecologia Situata, Tamu Edizioni, Napoli, 2021.
Le tossine e i rifiuti industriali sono nell'aria e negli oceani,
e sepolti e ammassati sulla terra.
Dale Pendell
Rifiuta, di colpo, l’obbedienza.
E non puoi perseguirla né condannarla: è un’altra “natura”.
Anna Maria Ortese
Sin dal titolo della sua mostra personale a Cripta747, Marco Pio Mucci (Benevento, 1990) ci proietta verso un avvenire (umano) e verso una data anagrafica. Il titolo suona come una sorta di imperativo al futuro e un autoritratto immaginario mutuato da un film del 1996 del regista napoletano Antonio Capuano1. Un film dai diversi piani narrativi, e dalla sceneggiatura ambigua e contraddittoria. Potremmo essere sulla scena di un crimine, di un’ingiustizia che viene mostrata da angolazioni diverse, da diverse prospettive, ma sempre con una suspense decisa, un'amara e speranzosa attesa. Trasposizioni della vita e della psiche dei protagonisti, dei loro drammi sociali e morali, della malavita e di un’ipocrita candida fede cattolica si mescolano in maniera inaspettata, all’apparenza sbagliata. L’organizzazione delle sequenze narrative cede agli angoli dentati, alle superfici crude dell’immaginazione che spesso coincidono con la realtà, nutrite ed esasperate da essa.
Una costruzione simile, di convivenze e di coesistenze, di molteplici piani temporali e spaziali, in bilico tra finzione e mimesi, caratterizza i disegni in mostra. Per lo più a biro su carta cotone velin d’arches, e una serie a grafite, tutti nello stesso formato rettangolare e montati su legno, i disegni organizzano paesaggi verosimili e inverosimili attraverso dettagli e dedizione figurativa. La quotidianità che circonda l’artista, sia nella sua dimensione fisica che immaginaria, si fonde alla quotidianità della tecnica che l’artista decide di introdurre nel suo ambiente - tecnica con cui posizionarsi e trovarsi nel mondo.
Anche qui, come nel rione documentato dal film di Capuano, c’è una partita da compiere, un errore ottico da modificare, sul foglio. La vita quotidiana può così essere alterata con le proprie mani, con potenzialità immediate, lasciando coesistere mondi inavvicinabili: un vascello pirata e una strada urbana di un’ex città industriale. O le macerie di un disastro ambientale con le vetrine di uno spazio d’arte. Anche in queste immagini figurative c’è un dilemma insolubile, un mistero nella configurazione degli oggetti, in ciò che sono. Un’ontologia mutata in hauntologia, ricoperta da uno strato irriconoscibile e straniante, una patina spettrale e quasi organica.
L’artista disegna l’ambiente urbano che circonda il nuovo Spazio di Cripta747, in via Catania 15 nel quartiere di Borgo Rossini, le sue trasformazioni e la sua pelle attuale. Un’assenza operativa attraversa le infrastrutture, gli oggetti e gli elementi naturali ritratti. I disegni propongono una sorta di ritrattistica che non risparmia nessun aspetto del quartiere: dal fiume Dora all’architettura, dalle auto Fiat parcheggiate accanto al marciapiede alle vetrine di Cripta747.
Questo scenario, misto a oggetti della quotidianità e della soggettività di Mucci, mostra come uno spazio sia il risultato dei processi sociali, politici, economici, culturali e ambientali ai quali l’umanità partecipa2. Le opere si presentano come rilievi architettonici e urbani, costruiti su processi di geometria descrittiva di porzioni di strutture e infrastrutture.
Lo stesso processo tecnico riguarda anche le incisioni a punta secca, tecnica utilizzata per la prima volta dall’artista, da cui si ripete la stessa iconografia con la variante delle tinte utilizzate. In queste opere troviamo la combinazione di oggetti diversi, come il biliardo o il veliero, feticci personali dell’immaginario dell’artista che irrompono come intrusi a sconvolgere il pubblico, mostrando delle sezioni di contesa con e nell’ordine socio-naturale egemonico.
Tra i ritratti compare l’immagine di un arbusto. È un nespolo. E si presenta come l’epifania personale e biografica di una porzione del giardino di Mucci, presente anche nei pressi di Cripta747. L’artista si compiace dell’inspiegabile sorpresa. Di una natura preesistente e inconoscibile, con la quale tuttavia intrecciare legami e comunicazioni oltre una temporalità meccanica e umana. Ogni foglia, i suoi dettagli, le parti legnose sono elementi di un linguaggio e di una grammatica d’incanto, con cui condividere intimità.
Dalla calma ritrattistica della pratica del disegno di Mucci emerge una costellazione impietosa di conflitti umani con il proprio “paesaggio” e metabolismo urbano: cadaveri dell’industrializzazione, acque inquinate, wasting urbano, tracciati di tossicità.
L’ecologia politica a Torino, come in molte altre città industriali, potrebbe essere ecologia operaia3 basata su una duplice ingiustizia: una ecologica e una sociale. Un duplice colonialismo: della terra locale e dei corpi provenienti dal Sud. Un flusso di sostanze e un flusso di corpi. Un conflitto tra produzione e riproduzione, ambiente e vita.
La posta in gioco è a venire, come nel balzo linguistico del titolo che mima il gergo di un ragazzino delle classi popolari di un quartiere difficile, in una delle periferie europee. Tutto questo si misura con immagini provenienti da altri contesti. Come accade nella poetica e nella pratica di Mucci: una mutevole aderenza alle maglie della quotidianità in cui si lascia impigliare con devozione.
Sonia D'Alto
[1] Pianese Nunzio, 14 anni a maggio.
[2] Judith Butler, L’alleanza dei corpi, Nottetempo, Milano, 2017.
[3] Stefania Barca, Ecologia Operaia, in Ecologie del Presente, Trame, Pratiche e Saperi per un'Ecologia Situata, Tamu Edizioni, Napoli, 2021.
Nell'ambito della mostra 33 Anni a Gennaio di Marco Pio Mucci, Cripta747 organizza tre passeggiate dedicate a Borgo Rossini, quartiere dove ha sede il progetto.
Destinati ad un pubblico eterogeneo, gli incontri hanno lo scopo di promuovere un approccio creativo e partecipato alla scoperta dell'identità culturale del Borgo tramite il coinvolgimento diretto di chi lo vive e lo studia.
Le passeggiate guidate puntano a valorizzare l’idea di Quartiere inteso come luogo di storia e cultura, nonché spazio pubblico generatore di comunità e cittadinanza attiva.
La prima passeggiata, a cura di PlaC, sarà dedicata all’architettura di Borgo Rossini attraverso le immagini e i suoni della città in mutamento, la seconda con Roberto Ostellino alla scoperta della natura che caratterizza il tratto urbano del fiume Dora e infine la terza, guidata da Rocco Pinto, ripercorrerà le storie del quartiere attraverso la voce e lo sguardo delle persone che lo vivono.
28 Maggio - h. 16:00
Paesaggi sonori in trasformazione
a cura di PlaC
4 Giugno - h. 16:00
Sulle sponde del fiume Dora
a cura di Roberto Ostellino
11 Giugno - h. 16:00
Borgo Rossini stories
a cura di Rocco Pinto
La partecipazione agli incontri è gratuita.
Il public programme di 33 Anni a Gennaio è un progetto di Cripta747 in collaborazione con Libreria il Ponte sulla Dora, Alcedo e PlaC. Realizzato con il supporto di Fondazione CRT e con il patrocinio di Circoscrizione 7.
Industrial toxins and wastes are in the air and oceans,
and buried and heaped up on the land.
Dale Pendell
Refuse obedience, suddenly.
And you can't either pursue it or condemn it: it is another "nature".
Anna Maria Ortese
[ita below]
Ever since the title of his personal exhibition at Cripta747, Marco Pio Mucci (Benevento, 1990) projects us towards a (human) future and a personal date. The title sounds like a sort of imperative to the future and an imaginary self-portrait borrowed from a 1996 movie by the Neapolitan director Antonio Capuano1, a movie with different narrative plans and with an ambiguous and contradictory script. It could be the scene of a crime, of an injustice repeatedly shown from different points of view, different perspectives, but always with a determined suspense, a bitter and hopeful wait. The transpositions of the life and psyche of the protagonists, of their social and moral dramas, of their underworld and of a hypocritical candid Catholic faith are mingled in an unexpected, outwardly wrong way. The organization of narrative sequences surrenders to the toothed angles, to the raw surfaces of imagination that often coincide with reality, nourished and exasperated by it.
The drawings on display are characterized by a similar construction of coexistences, of multiple temporal and spatial planes poised between fiction and mimesis. Mostly biro on velin d'arches paper besides a series in graphite, all in the same rectangular format fixed on wood, the drawings organize, through details and figurative dedication, plausible and implausible landscapes. The daily life surrounding the artist, both in its physical and imaginary dimension, merges with the daily technique that he decides to introduce into his environment – a technique to position himself and find himself in the world.
Here too, as in the district displayed in Capuano’s film, there is a lot to be accomplished, an optical error to be modified on the sheet. Daily life can thus be altered with one’s own hands, with an immediate potential, allowing unapproachable worlds to coexist: a pirate vessel and an urban street of a former industrial city. Or the debris of an environmental disaster and the windows of an art space. Even in these images there is an insoluble dilemma, a mystery in the configuration of objects, in what they are. An ontology mutated into hauntology, covered by an unrecognizable and alienating layer, a spectral and almost organic patina.
The artist draws the urban environment that surrounds Cripta 747’s new space, in via Catania 15 in Borgo Rossini district, its transformations and its current skin. An operational absence runs through the infrastructure, through the portrayed objects and natural elements. The drawings propose a kind of portraiture that spares no aspect of the neighborhood: from the Dora river to architecture, from the Fiat cars parked next to the sidewalk to the windows of Cripta747.
This scenario, mixed with everyday objects and Mucci’s subjectivity, shows how space is the result of social, political, economic, cultural and environmental processes in which humanity participates2. The works are presented as architectural and urban reliefs, built with processes of descriptive geometry on portions of structures and infrastructures.
The same technical process also concerns dry-point engravings, a technique used by the artist for the first time and with which, changing the colours, he repeats the same iconography. In these works we find combinations of different objects, such as billiards or a sailing ship, personal fetishes of the artist’s imagination, bursting as intruders to upset the public, showing sections of contention with and within the socio-natural hegemonic order.
The image of a shrub appears among the portraits. It is a medlar tree. And it looks like a personal and biographical epiphany of Mucci’s garden, also present near Cripta 747. The artist is pleased with this unaccountable surprise, with a pre-existing and unknowable nature which can yet be intertwined with bonds and communications beyond mechanical and human temporality. Each leaf, its details, its woody parts are elements of a language and an enchantment grammar with which to share intimacy.
From the calm portraiture of Mucci’s drawing practice emerges a merciless constellation of human conflicts with its own landscape and urban metabolism: industrialization corpses, polluted waters, urban waste marked with toxicity.
Political ecology in Turin, as in many other industrial cities, could be a working class ecology3 based on a twofold injustice: an ecological and a social one. A double colonialism: the exploitation of local land and of the bodies coming from the South. A flow of substances and a flow of bodies. A conflict between production and reproduction, environment and life.
The stakes are to come, as in the linguistic leap of the title that mimes the way of speaking of a child who lives in a poor neighborhood in one of the suburbs of Europe. All this is measured by images from other contexts. As in the poetics and practice of Mucci – a changeable adherence to the meshes of everyday life in which one is entangled with devotion.
Sonia D'Alto
[1] Pianese Nunzio, 14 anni a maggio.
[2] Judith Butler, L’alleanza dei corpi, Nottetempo, Milano, 2017.
[3] Stefania Barca, Ecologia Operaia, in Ecologie del Presente, Trame, Pratiche e Saperi per un'Ecologia Situata, Tamu Edizioni, Napoli, 2021.
Le tossine e i rifiuti industriali sono nell'aria e negli oceani,
e sepolti e ammassati sulla terra.
Dale Pendell
Rifiuta, di colpo, l’obbedienza.
E non puoi perseguirla né condannarla: è un’altra “natura”.
Anna Maria Ortese
Sin dal titolo della sua mostra personale a Cripta747, Marco Pio Mucci (Benevento, 1990) ci proietta verso un avvenire (umano) e verso una data anagrafica. Il titolo suona come una sorta di imperativo al futuro e un autoritratto immaginario mutuato da un film del 1996 del regista napoletano Antonio Capuano1. Un film dai diversi piani narrativi, e dalla sceneggiatura ambigua e contraddittoria. Potremmo essere sulla scena di un crimine, di un’ingiustizia che viene mostrata da angolazioni diverse, da diverse prospettive, ma sempre con una suspense decisa, un'amara e speranzosa attesa. Trasposizioni della vita e della psiche dei protagonisti, dei loro drammi sociali e morali, della malavita e di un’ipocrita candida fede cattolica si mescolano in maniera inaspettata, all’apparenza sbagliata. L’organizzazione delle sequenze narrative cede agli angoli dentati, alle superfici crude dell’immaginazione che spesso coincidono con la realtà, nutrite ed esasperate da essa.
Una costruzione simile, di convivenze e di coesistenze, di molteplici piani temporali e spaziali, in bilico tra finzione e mimesi, caratterizza i disegni in mostra. Per lo più a biro su carta cotone velin d’arches, e una serie a grafite, tutti nello stesso formato rettangolare e montati su legno, i disegni organizzano paesaggi verosimili e inverosimili attraverso dettagli e dedizione figurativa. La quotidianità che circonda l’artista, sia nella sua dimensione fisica che immaginaria, si fonde alla quotidianità della tecnica che l’artista decide di introdurre nel suo ambiente - tecnica con cui posizionarsi e trovarsi nel mondo.
Anche qui, come nel rione documentato dal film di Capuano, c’è una partita da compiere, un errore ottico da modificare, sul foglio. La vita quotidiana può così essere alterata con le proprie mani, con potenzialità immediate, lasciando coesistere mondi inavvicinabili: un vascello pirata e una strada urbana di un’ex città industriale. O le macerie di un disastro ambientale con le vetrine di uno spazio d’arte. Anche in queste immagini figurative c’è un dilemma insolubile, un mistero nella configurazione degli oggetti, in ciò che sono. Un’ontologia mutata in hauntologia, ricoperta da uno strato irriconoscibile e straniante, una patina spettrale e quasi organica.
L’artista disegna l’ambiente urbano che circonda il nuovo Spazio di Cripta747, in via Catania 15 nel quartiere di Borgo Rossini, le sue trasformazioni e la sua pelle attuale. Un’assenza operativa attraversa le infrastrutture, gli oggetti e gli elementi naturali ritratti. I disegni propongono una sorta di ritrattistica che non risparmia nessun aspetto del quartiere: dal fiume Dora all’architettura, dalle auto Fiat parcheggiate accanto al marciapiede alle vetrine di Cripta747.
Questo scenario, misto a oggetti della quotidianità e della soggettività di Mucci, mostra come uno spazio sia il risultato dei processi sociali, politici, economici, culturali e ambientali ai quali l’umanità partecipa2. Le opere si presentano come rilievi architettonici e urbani, costruiti su processi di geometria descrittiva di porzioni di strutture e infrastrutture.
Lo stesso processo tecnico riguarda anche le incisioni a punta secca, tecnica utilizzata per la prima volta dall’artista, da cui si ripete la stessa iconografia con la variante delle tinte utilizzate. In queste opere troviamo la combinazione di oggetti diversi, come il biliardo o il veliero, feticci personali dell’immaginario dell’artista che irrompono come intrusi a sconvolgere il pubblico, mostrando delle sezioni di contesa con e nell’ordine socio-naturale egemonico.
Tra i ritratti compare l’immagine di un arbusto. È un nespolo. E si presenta come l’epifania personale e biografica di una porzione del giardino di Mucci, presente anche nei pressi di Cripta747. L’artista si compiace dell’inspiegabile sorpresa. Di una natura preesistente e inconoscibile, con la quale tuttavia intrecciare legami e comunicazioni oltre una temporalità meccanica e umana. Ogni foglia, i suoi dettagli, le parti legnose sono elementi di un linguaggio e di una grammatica d’incanto, con cui condividere intimità.
Dalla calma ritrattistica della pratica del disegno di Mucci emerge una costellazione impietosa di conflitti umani con il proprio “paesaggio” e metabolismo urbano: cadaveri dell’industrializzazione, acque inquinate, wasting urbano, tracciati di tossicità.
L’ecologia politica a Torino, come in molte altre città industriali, potrebbe essere ecologia operaia3 basata su una duplice ingiustizia: una ecologica e una sociale. Un duplice colonialismo: della terra locale e dei corpi provenienti dal Sud. Un flusso di sostanze e un flusso di corpi. Un conflitto tra produzione e riproduzione, ambiente e vita.
La posta in gioco è a venire, come nel balzo linguistico del titolo che mima il gergo di un ragazzino delle classi popolari di un quartiere difficile, in una delle periferie europee. Tutto questo si misura con immagini provenienti da altri contesti. Come accade nella poetica e nella pratica di Mucci: una mutevole aderenza alle maglie della quotidianità in cui si lascia impigliare con devozione.
Sonia D'Alto
[1] Pianese Nunzio, 14 anni a maggio.
[2] Judith Butler, L’alleanza dei corpi, Nottetempo, Milano, 2017.
[3] Stefania Barca, Ecologia Operaia, in Ecologie del Presente, Trame, Pratiche e Saperi per un'Ecologia Situata, Tamu Edizioni, Napoli, 2021.
Nell'ambito della mostra 33 Anni a Gennaio di Marco Pio Mucci, Cripta747 organizza tre passeggiate dedicate a Borgo Rossini, quartiere dove ha sede il progetto.
Destinati ad un pubblico eterogeneo, gli incontri hanno lo scopo di promuovere un approccio creativo e partecipato alla scoperta dell'identità culturale del Borgo tramite il coinvolgimento diretto di chi lo vive e lo studia.
Le passeggiate guidate puntano a valorizzare l’idea di Quartiere inteso come luogo di storia e cultura, nonché spazio pubblico generatore di comunità e cittadinanza attiva.
La prima passeggiata, a cura di PlaC, sarà dedicata all’architettura di Borgo Rossini attraverso le immagini e i suoni della città in mutamento, la seconda con Roberto Ostellino alla scoperta della natura che caratterizza il tratto urbano del fiume Dora e infine la terza, guidata da Rocco Pinto, ripercorrerà le storie del quartiere attraverso la voce e lo sguardo delle persone che lo vivono.
28 Maggio - h. 16:00
Paesaggi sonori in trasformazione
a cura di PlaC
4 Giugno - h. 16:00
Sulle sponde del fiume Dora
a cura di Roberto Ostellino
11 Giugno - h. 16:00
Borgo Rossini stories
a cura di Rocco Pinto
La partecipazione agli incontri è gratuita.
Il public programme di 33 Anni a Gennaio è un progetto di Cripta747 in collaborazione con Libreria il Ponte sulla Dora, Alcedo e PlaC. Realizzato con il supporto di Fondazione CRT e con il patrocinio di Circoscrizione 7.